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Intelligenza collettiva: “Nessuno sa tutto, ognuno sa qualcosa”

Oggi affrontiamo di un argomento tanto importante, quanto poco discusso. E lo faremo partendo da un esempio, che ci aiuta a capire più facilmente di cosa stiamo parlando nel concreto.

La “comunità scientifica”, termine che si sente spesso, è un classico esempio di intelligenza collettiva: ogni ricercatore mette a disposizione la propria tesi e sperimentazione per permettere agli altri di verificarla o di smentirla.

Una definizione chiara di intelligenza collettiva la dà Lévy nei primi anni ’90: 

L’intelligenza collettiva è una forma di intelligenza distribuita, continuamente valorizzata, coordinata in tempo reale, che porta a una mobilitazione effettiva delle competenze

Pierre Lévy

Si tratta di un processo di emancipazione e civilizzazione dove il sapere è distribuito e ogni singolo è al servizio della civiltà; espande la capacità produttiva della comunità perché libera i singoli dai limiti individuali, consentendo una più vasta gamma di competenze

Dal 1994, anno in cui Lévy ne ha parlato per la prima volta, l’intelligenza collettiva si è trasformata seguendo lo stesso ritmo degli sviluppi in campo tecnologico. Infatti se nel secolo scorso era impensabile utilizzare questa intelligenza in un mondo virtuale, oggi è il modo in cui viene prevalentemente usata; per questo si è aggiunta la sigla 2.0 ed è diventata “intelligenza collettiva 2.0“. 

L’intelligenza collettiva 2.0 permette ad individui che hanno lo stesso pensiero di riunirsi online per abbracciare imprese comuni, un esempio famosissimo è Wikipedia. Wikipedia permette a chiunque abbia informazioni su un determinato argomento di aggiungerle a quanto già stato scritto da altri utenti precedentemente.

Ovviamente questo metodo ha anche un rovescio della medaglia: quando chiunque di noi fa ricerche e affida a Wikipedia dovrebbe ricordarsi che non sempre le informazioni sono verificate e certe.

I media hanno la capacità di archiviare dati e di recuperare informazioni, questo permette lo sviluppo e la valorizzazione dell’intelligenza collettiva.

In tempi di pandemia questa è una risorsa talmente importante che una famosa rivista scientifica americana ha permesso a tutti gli scienziati di pubblicare gratuitamente articoli sul COVID-19, in modo da raccogliere quanto più materiale possibile su questo virus sconosciuto, sia in termini di sintomi che di possibili cure e vaccini. Questo è solo un esempio dei possibili campi di applicazione dell’intelligenza collettiva.

Tutti noi siamo capaci di contribuire a questo fenomeno, e molto probabilmente lo abbiamo già fatto o lo stiamo facendo.

Sono due le cose importanti da ricordare a questo proposito: in primis di non esulare mai dalle proprie competenze e conoscenze e la più importante, che è anche la regola fondante dell’intelligenza collettiva: “Nessuno sa tutto, ognuno sa qualcosa”. 

In conclusione oggi si parla tanto di valore della condivisione: l’intelligenza collettiva è forse il più grande esempio di condivisione.